L’istruzione pubblica non è più una priorità per gran parte della classe dirigente. Le riforme portate avanti negli ultimi anni hanno generato più disfunzioni che virtuosismi nella formazione di bambini e adolescenti. L’ultima riforma, la cosiddetta riforma Gelmini-Tremonti, non può essere considerata una riforma in senso stretto, perché la riorganizzazione della scuola è stata subordinata al drastico taglio alla spesa pubblica per l’istruzione. Di fatto è stata una manovra economica. Con il ministro Profumo e ora con il Ministro Carrozza si è posto un freno all’avanzamento del progetto di Tremonti. Tuttavia, la spesa pubblica destinata all’istruzione ha continuato a calare di pochi punti percentuali all’anno.
DIETRO COSA SI NASCONDONO I TAGLI?
Non è facile districarsi nel mare della spesa pubblica per l’istruzione. Riassumere il trend del finanziamento pubblico degli ultimi anni è un’impresa per specialisti, soprattutto quando si vuole evidenziare le conseguenze per un singolo livello d’istruzione, come la scuola primaria appunto.
Innanzitutto, per comprendere i tagli è necessario sapere che le maggiori voci di bilancio per l’istruzione sono tre:
- Investimenti negli asset durevoli, costi di costruzione, ristrutturazione e manutenzione, acquisti di nuova strumentazione (es. computer);
- Lavori di manutenzione e acquisto di materiale scolastico (es. registri);
- Stipendi del personale docente e non.
L’Italia sia nel 2011 che nel 2012 ha ridotto le sue spese in tutte e tre le voci, una peculiarità che non si è vista in nessun altro Paese europeo.
Nel 1990 la spesa pubblica destinata all’istruzione rispetto al PIL era il 5,4%. Nel 2010 è crollata al 4,5%, una percentuale sconfortante se confrontata con la media dei Paesi facenti parte dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo (OCSE): il 5,8% del PIL.
La riduzione della spesa statale è cominciata intorno all’anno 2000. Il 2008 funge però da spartiacque, perché parliamo di un taglio al bilancio per l’istruzione di circa 10 miliardi, spalmati tra 2008 e 2012. Nello specifico la scuola primaria e secondaria hanno subito la riduzione di 8,5 miliardi, una quota che rappresenta il 10,4% del loro bilancio totale. L’Università invece si è vista ridurre i finanziamenti per 1,3 milardi, il 9,2% del suo bilancio al 2007.
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